Che Naide sia nata pittrice prima ancora che fotografa è evidente e lei ce lo ha confermato.
Tuttavia, questa serie di fotografie che Naide ci regala si spinge al di là del mero pittorialismo fotografico. Sebbene alcune di queste rasentino immagini astratte, troviamo qui una ricerca quasi materica dell’insieme e una ricerca di luce particolare che ci dona strane armonie fra foglie, ombre, rametti, fenditure del muro, muschi, chiazze di umidità , ossidazioni e chi più ne ha più ne metta. Certo il tema dei disegni e delle forme che si possono scorgere su un muro è già stato affrontato ampiamente da tanti. Primo su tutti Il lavoro di ricerca di Nino Migliori che già negli anni Settanta spaziava fino alle scritte e ai manifesti strappati. In questa serie di Naide vi vedo però una notevole armonia fra gli elementi che si confrontano con una morbida luce, il più delle volte radente, e dove l’autrice cerca quasi un’altra vita nascosta. Altro che muri freddi e amorfi. Già le sue tonalità calde rendono acceso il muro. Con l’intersecarsi poi di ombre, legnetti, fiori secchi e foglie strane, si creano scenografie dove questi elementi sembrano a volte libellule danzanti che volteggiano radenti la rugosità della superfice evidenziata dalla luce. C’è qui una notevole vitalità, una sensualità, che va oltre il disegno curioso o fine a se stesso che possiamo trovare sul muro ( addirittura sembrano comparire persone ). La stampa su carta cotone poi ne enfatizza l’effetto del rilievo. Si scorgono anche gocce di pioggia sottilissime controluce che danno addirittura movimento al tutto. Tutto questo Naide l’ha saputo scorgere con il suo occhio attentissimo ai particolari ma soprattutto a una luce particolare che le ha rivelato mondi nuovi e sui quali ci soffermiamo oramai poco, poiché sono cose da poco, nascoste ai più . Nello stesso tempo possiamo intravedere come la luce, cambiando, crei moltissime diverse tonalità e diverse profondità. Se ci soffermiamo un po’ di più su queste cose scopriamo che non ci sono solo facili astrattismi o ricerche formali ristrette in una bella composizione ma proprio racconti di stagione, misteri e magie tangibili e usufruibili da tutti, che portano il riguardante fuori da una cornice forse troppo limitante. Nulla di strepitoso o sperimentazioni fini a se stesse . Se volete nemmeno cose nuove. La differenza la fa ancora una volta però l’eleganza a cui è chiamata l’arte. Le avanguardie scompaiono, l’eleganza rimane. La fotografia il più delle volte , oltre che come cromoterapia, dovrebbe avere ancora la funzione di raccontarci qualcosa , nella semplicità delle cose e farci pure sognare.
Testo scritto in occasione della mostra Stranaluce, Associazione Culturale ARTyou, Reggio Emilia, 2014. |