In mostra, dal 31 marzo al 15 aprile 2018, presso la Saletta della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi (Corso Cabassi, 4), opere realizzate da Enzo Venturelli, Raffaella Cavallini, Luciana Siti, Giuliana Ferrari, Claudio Pesci, Thea Campedelli, A. Sergio Petazzi, Erika Marchi, Loretta Magnani, Antonio Vonci, Gianni Bizzarri, Paola Lusuardi, Anita Mandracchia, Ida Carani, Mauro Filippini, Gianpaolo Sabbadini, Gloria Decaroli, Maria Ramos, Corrado Luglio, Giuliano Salsi.
Inaugurazione: sabato 31 marzo, ore 17.30.
Scrive Mario Bizzoccoli: «Tarocchi: un gioco che investe l’opinabile. Ecco la loro ragion di essere da almeno 17 secoli (almeno dalle documentazioni esistenti); insistiamo sul gioco: divertimento da tavolino socializzante (antenato della Briscola, del Ramino, del Poker...), ancora presuntiva dell’occulto (quindi gioco sul possibile semantico), espressione dell’arte nella propria contemporaneità. Non rifacciamone ancora la storia, anche perché viene, da sempre, inficiata con aspetti leggendari incongruenti e devianti, facendoli diventare una specie di geroglifici letti ed interpretati da programmati (!) esperti; tanto si è scritto e detto su queste carte (o lame, come sarebbe più giusto chiamarle) strutturate in due gruppi – peraltro interdipendenti ed autonomi al tempo stesso – immediatamente definite “arcani”... Molto pittoresco ed adrenalinico, come si dice al giorno d’oggi. Ma i Tarocchi hanno un’età considerevole, continuamente allargata e ribadita, e, per questo, aumentano di fascino, scantonando in un’archeologia fantastica che ne fa mantenere un unico aspetto, la cartomanzia, forse quello che, in definitiva, è il meno importante. Sì, perché i Tarocchi (spuntati in Piemonte tra XIII e XIV secolo e trasferiti subito nella Linguadoca francese, ove hanno acquisito definitivamente il nome) sono 22 Arcani Maggiori e 56 Minori (le vere Briscole), simbolici e connotativi, tratti dall’esperienza materiale e spirituale dell’uomo, insomma un coacervo di morfemi aggregabili sia per una funzione ludica che per un’altra di tipo cognitivo. E questo ci porta alla loro identificazione come fenomeno d’arte figurativa, perché sin dal loro manifestarsi in quanto prettamente gioco strutturato – quindi ridondanti nell’espressione grafico-pittorica che potremmo definire naif – si sono evoluti nel filosofico, nel potenziale, titillando, così, l'interesse degli artisti, specialmente di quelli che operavano nelle grandi corti europee. Quando il gioco cognitivo è stato amplificato dai programmati esperti (in primis gli Zingari, ma anche i cartomanti plurietnici), scontrandosi col montante razionalismo moderno, gli artisti - in quella corte globale che è il mercato – si sono espressi nei loro stili e caratteristiche, creando un nuovo spazio per i mazzi di gioco. Ora, la creatività, soprattutto con gli Arcani Maggiori, veniva espressa da un unico autore che creava il nuovo mazzo, divenendo, ancora una volta, ancora più celebri; all’oggi, la situazione si rovescia: 22 autori interpretano un mazzo complessivo e variegato, un’autentica galleria concettuale, più che allegorica. Ed anche questo à gioco».
Corrado Luglio interpreta “Il Sole” (olio su tela, 2018, cm. 80x50): Il sole splende alto nel cielo, indicando Vittoria e Successo. I suoi raggi irradiano luce e calore e portano guarigione e armonia. Questo è un simbolo di grande energia positiva. Bisogna agire nel mondo, fare tutto alla luce del sole ed essere pronti a raccogliere fama, onori e consensi.
Per informazioni: Bottega di Pittura (cell. 348 1147875,
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