L’Assessorato alla Cultura del Comune di Cremona, con la collaborazione dell’Assessorato alle Pari Opportunità, promuove la conferenza “Artemisia Gentileschi. Una donna che volle fare l’artista”. L’appuntamento, a ingresso libero nel rispetto delle vigenti norme anti Covid-19, è per giovedì 17 marzo alle ore 17.30 presso Spazio Comune (Piazza A. Stradivari, 7). Relatore sarà l’insegnante, critico e storico d’arte Simone Fappanni, autore del libro "Ti racconto Artemisia Gentileschi. L’artista del tèlos", uscito in questi giorni nella collana dei Quaderni di Palazzo Duemiglia.
La vita della grande artista romana, fra le maggiori protagoniste del Barocco, verrà ripercorsa attraverso alcune delle sue opere più importanti che affrontano temi attualissimi, a cominciare da quello della violenza sulle donne. La stessa Gentileschi, com’è noto, fu al centro di discriminazioni e subì uno stupro, a cui seguì un processo in cui, per accertare se fosse realmente vittima di questo terribile atto, su sottoposta a torture.
L’incontro si rivolge non soltanto agli esperti, ma anche a tutti coloro che desiderano conoscere o approfondire una personalità complessa che ha trovato nell’arte il modo per emanciparsi in un contesto storico, quello seicentesco, che relegava le donne ai margini del mondo delle Beaux-Arts.
La lettura delle tele della pittrice si configura, quindi, come un viaggio alla scoperta di un talento assoluto, capace di dare vita ad immagini particolarmente evocative in grado di coinvolgere profondamente. Dai primi passi nella fiorente bottega del padre, Orazio Lomi Gentileschi, dove ha iniziato a mettere in mostra le sue doti creative cristallina, fino ai soggiorni in Toscana, a Napoli, a Venezia e persino in Inghilterra, Artemisia ha sempre espresso un’arte con caratteri alquanto personali, riuscendo persino a guadagnarsi la fiducia di importanti committenti, grazie anche alla brillante capacità di gestire la diffusione dei suoi quadri. E seppure i suoi riferimenti principali sono stati, molto probabilmente, l’illustre padre e Caravaggio, peraltro mai imitati pedissequamente, ma anzi presi quasi “a modello” per plasmare il suo stile, ha realizzato una quadreria che si connota per un’ampia gamma di soggetti. Tant’è vero che la sua produzione spazia agilmente dal sacro al mitologico, passando per la ritrattistica, con particolare attenzione a quelle eroine del passato che sono diventate emblema di libertà, mentale prima ancora che fisica, in cui per certi versi pare di “ritrovare” – com’è stato fatto osservare dalla critica – la stessa Gentileschi.
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